In questo articolo propongo una mia analisi del libro “Il Sognatore” di Laini Taylor, una piacevole scoperta degli ultimi tempi.
Mi sono imbattuta in questo libro grazie alle recensioni di alcune ragazze su YouTube – che, nel caso, viene chiamato BookTube.- Anche questo è un mondo che si lega a doppio nodo a Instagram – chiamato Bookstagram -. Devo ammettere che avrei voluto aprire un canale simile ma dopo vari ripensamenti ho preferito questo blog per molti motivi anche caratteriali.
Questo romanzo è uno Young Adult Fantasy scritto da Laini Taylor e pubblicato nel 2018 per Fazi Editore. Il primo elemento che salta subito all’occhio è lo stile ricco di metafore che rendono la narrazione lenta, la avvicinano, per l’appunto, a un sogno. Le scene di azione non sono molte, è un libro profondamente introspettivo.
Il protagonista mi è entrato all’istante nel cuore per un dettaglio non trascurabile, è un bibliotecario. Io lo definisco “fratello letterario” per questo. Si chiama Lazlo Strange. E’ un ragazzo orfano con un sogno: visitare la città di Pianto. Il titolo in lingua originale è Strange The Dreamer, titolo che io trovo molto suggestivo anche perché strange in inglese vuol dire strano, bizzarro, strambo. E Lazlo viene percepito esattamente così dagli altri personaggi visto che ha questa grande fascinazione per una città ritenuta leggendaria distrutta anni prima da una rivolta. Si ritroverà a un passo dal suo sogno e scoprirà il suo passato.
A Pianto seguiamo la storia di Sarai. E qui arriviamo alle falene: questi animali notturni rappresentati sulla copertina del romanzo rappresentano il potere della ragazza. Sarai è una semidea sopravvissuta a un massacro. Un tema alla base della narrazione è la discriminazione, la paura del diverso. Questa ragazza vive con altri quattro sopravvissuti: Minya, Sparrow, Ruby e Feral. I ragazzi hanno la pelle blu e una capacità soprannaturale derivata dal genitore divino: Minya controlla le anime dei morti, Sparrow la vegetazione, Ruby il fuoco e Feral le nubi. Sarai controlla i sogni. Può farlo grazie alle sue falene che sono pezzi della sua anima inviati ogni notte per la città per vedere i sogni degli abitanti di Pianto. Sogni pieni di traumi che lei potrebbe manipolare e rendere peggiori. La chiamano Musa degli Incubi, titolo del secondo volume della duologia, proprio per questa sua capacità. Sarà proprio nei sogni che la sua strada si incrocerà con quella di Lazlo, primo in assoluto che la vede. Nessun altro può farlo: lei assiste ma è invisibile. Può essere un concetto molto abusato in letteratura che comunque è molto poetico e ti fa capire che sono entrambi speciali.
Un libro onirico dove le azioni sono lente, quasi assenti. Paura che diventa odio da entrambi i lati: gli abitanti della città sono stati oppressi per anni dagli Dei e sapere che alcuni dei loro figli sono sopravvissuti non li rende certo felici, mentre tra i semidei, la più rancorosa è Minya, la “sorella maggiore” che ha salvato tutti gli altri.
Il romanzo ha un vero antagonista? Mi sento di dire di no, come nel caso del secondo volume La Musa degli Incubi. E’ un nemico astratto. La paura li allontana e li rende nemici anche se sia i giovani semidei, i quali portano sulla coscienza gli errori dei genitori divini, che gli abitanti della città, hanno subito traumi difficili da superare.
La diversità è una tematica che mi sta molto a cuore e mi sono rivista molto in entrambi i protagonisti, ma anche in Sparrow, la quale caratterizzazione è approfondita nel secondo volume della duologia. Un piccolo gioiellino da scoprire.
Ho provato a non anticipare troppo, spero che i punti salienti siano arrivati e questa mia analisi vi abbia incuriosito.
A presto,
Cate L. Vagni
Ps: Sì, credo che questa duologia mi abbia aiutato molto nella scelta del nome del blog. Dopotutto ho una infatuazione per Lazlo partita proprio dal lavoro che svolge. Nulla è causale. Sognare su uno scaffale, fantasticare. Lo faccio da sempre e mi aiuta molto. I sogni sono la spinta ad andare avanti, a credere in qualcosa da realizzare.
Detto questo, a presto.
Mi ha “acchiappato” un sacco!
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Interessantissimo! Me lo leggeró ❤️
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Mi fa piacere che la recensione ti abbia incuriosito ❤️
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ci vedo anche attinenze con la trama, che avevi in mente per un tuo ipotetico nuovo racconto! Comunque è stato ripreso (e forse omaggiato?) in parte anche il grande classico per bambini “GGG – Il grande gigante gentile” dove il gigante appunto andava a prelevare i sogni dei bambini per poi conservarli nei barattoli!
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Non lo so. Forse è solo un caso. Io non vedo molta attinenza con la storia che ho in mente da anni che ti ho descritto però anni fa avevo effettivamente scritto un “romanzo incompiuto” dove la protagonista rendeva i sogni realtà ma nella maggior parte dei casi diventavano incubi. A quindici anni pensavo saghe intere mai realizzate delle quali è già tanto se ho scritto il primo volume ahsh
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intendevo quello che ragazzi che hanno i super poteri… mi avevi detto che anche tu gli avevi dato una connotazione più intimistica!
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Avevo capito che ti riferivi a quella ma io non le vedo così simili anche se parliamo di ragazzi con i poteri. Poi sì, in effetti è una storia abbastanza introspettiva anche quella. Non saprei
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Bellissima recensione su due libri che ho amato profondamente sia per lo stile incredibile, poetico e incredibile, personaggi umani e tridimensionali e delle tematiche affrontate in maniera molto matura e intelligente attraverso delle situazione molto complesse e drammatiche. Questa duologia è semplicemente incredibile.
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Infatti anche Minya ha le sue motivazioni per pensarla in un dato modo dato che ha salvato gli altri quattro da morte certa e li ha cresciuti. Sono tutti vittime, in fin dei conti. Tutto quello che è successo è ingiusto verso tutti loro. Questa dilogia è stupenda. Ho qualche riserva sulla trilogia della Chimera di Praga perchè il primo non mi ha convinto molto. Spero che un giorno esca un nuovo romanzo della Taylor, lo leggerò senza esitare.
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Minya è probabilmente uno dei miei personaggi preferiti dei due libri. Ciò che la spinge a muoversi in maniera così furiosa e cieca è dovuta a un trauma profondo, un odio talmente radicato da muovere ogni cosa, un odio che in realtà si riflette anche nella città di Pianto. Tutti loro hanno delle motivazioni molto profonde per reagire in quel modo.
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C’è chi trova “pomposo” lo stile di Laini Taylor, ma a me piace tanto e lo trovo efficace. Le metafore non sono mai semplici da usare, ma la Taylor secondo me ci riesce bene in questa dilogia. Per tanti il fatto che il destino di Sarai fosse svelato già dal prologo è un deterrente per l’interesse verso la storia. Io per esempio non lo avevo capito e quando l’ho realizzato mi ha fatto ancora più male
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L’uso delle metafore e di questo stile quasi poetico era rischio perché appunto poteva portare a un tipo di scrittura pomposo, ma lei ha saputo gestirsi perfettamente, a trovare equilibrio in quello che scriveva e grazie a ciò ci troviamo davanti a una storia con immagini di una grande forza e significato che comunque fanno scorrere benissimo la storia.
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La penso esattamente come te 😊
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Se ti andasse di dare un’occhiata anche alla recensione de La Chimera di Praga la trovi scorrendo. Ho scaricato su KU il secondo, vedremo.
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Ok, appena posso leggerò anche quello.
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