Giovane archivista in erba

In questi mesi estivi, precisamente dal 1 luglio al 15 settembre, c’è stata una piccola svolta a quasi un anno dalla laurea: ho lavorato come archivista presso il Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane nella sede di Gavorrano, composta dal Museo in Galleria , il Parco e il Teatro delle Rocce e la Miniera di Ravi – Marchi1, per aiutarli a formare il loro archivio.

La storia mineraria della Toscana parte dal 1898 e termina nel 1981, le miniere della nostra zona producevano soprattutto pirite. La storia del nostro territorio è legata anche alle Marche e all’Emilia Romagna per lo zolfo dato che la Montecatini era inizialmente una società che gestiva le miniere di quelle zone. Queste miniere sono state gestite dalla Montecatini /Montedison – fusione tra il primo nome della società che aveva sede a Montecatini Val di Cecina e il gruppo Edison negli anni ’60 -, è importante specificare di quale Montecatini si tratta dato che in Toscana ce ne sono due: quella citata in questo articolo e quella che si trova vicino Pistoia, dettaglio che ho scoperto proprio durante il convegno dove hanno presentato la pubblicazione della prima parte dell’inventario già sistemato e quella parte di archivio è conservato a Niccioleta. Sul sito del Sistema Informativo Unificato delle Sovrintendenze Archivistiche o SIUSA si trovano alcune parti dell’archivio minerario di vari anni tutti collegati alle diverse società che hanno gestito le miniere, tra le quali c’è anche la Solmine che a un certo punto subentra alla Montedison.

Come archivista, il mio compito era quello di prendere i faldoni che ancora dovevano essere schedati e capire di cosa trattava la documentazione di riferimento oltre a numerare le carte a una a una per segnalare quelle bianche. Ogni faldone ha un numero progressivo all’interno dell’archivio per essere ritrovato e, in linea di massima, dovrebbe avere gli estremi cronologici per una maggiore precisione nell’ordine, soprattutto se questo lavoro viene fatto su un software digitale. In archivistica viene usata una tabella particolare per il lavoro chiamata tabella bongiana, dal nome del suo inventore, l’archivista lucchese Salvatore Bongi, divisa per l’appunto in tre colonne con estremi cronologici, numero di corda all’interno dell’archivio e la descrizione della documentazione che può avere tre livelli di approfondimento – sintetico, analitico o misto – . A volte capita che ci sia la segnatura precedente dell’archivio dal quale provengono i faldoni – o qualsiasi altra forma di in cui i documenti sono conservati come le filze – si cancella e ci si scrive sopra quella nuova.

Erano quattro ore di lavoro molto intense dato che, solo per contare le carte una alla volta ti devi concentrare tanto per non farti sfuggire le – maledette – minute o copialettere in carta velina che si strappano anche solo a guardarle o i foglietti più piccoli che fungevano da semplice avviso e spesso effettivamente facevano saltare la numerazione che dovevo correggere diverse volte.

Si può dire che, sia in biblioteca che in archivio, ti fai i muscoli visto che mi sono capitati faldoni di seicento carte, quindi potete immaginare quanto fossero pesanti.

Avevo detto che avrei iniziato una rubrica per spiegare i termini base dell’archivistica e della biblioteconomia ma, ovviamente, ho troppe idee e poco tempo per realizzarle e di conseguenza non è mai nata quindi capisco che i tecnicismi non siano molto facili da comprendere per la maggioranza.

Comunque spero che questo piccolo racconto degli ultimi mesi vi abbia incuriosito e vediamo come evolverà.

A presto,

Cate L. Vagni

1 Per ulteriori informazioni lascio questo link: Miniera Gavorrano.

6 pensieri su “Giovane archivista in erba

  1. Questo è l’articolo adatto per tutti quelli che pensano che qualsiasi persona (anche senza una preparazione) possa lavorare negli archivi o in biblioteca 🤦
    E questo è solo un piccolissimo estratto, contenente qualche tecnicismo per noi esterni è alquanto incomprensibile 😵
    Grazie anche per l’excursus storico 😊

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    • Ben detto, nulla togliere ai diplomati ma nei concorsi si dovrebbero comunque dare la precedenza a chi ha i titoli giusti dato che in questo tipo di lavori devi stare dietro a parecchie cose complesse che ti vengono spiegate solo nei corsi appositi. Perché per tutti gli altri lavori ci fanno attenzione e per il nostro no?
      Comunque ancora peggio quando l’archivista viene assimilato al segretario e ne abbiamo parlato diverse volte. So che scritto così può essere fraintendibile ma tu capirai cosa intendo 😘 a una mia amica è capitato di andare a un colloquio perché nell’offerta c’era scritto che cercavano un archivista poi in realtà volevano una segretaria. Sono due lavori completamente diversi anche se entrambi stanno a contatto con i documenti 😑

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  2. Pingback: Aria di cambiamenti | Daydream On a Bookshelf – Piccolo scaffale dei sogni

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