Oggi parliamo di un libro che ho visto in giro per anni e che quasi tutti hanno adorato fino a piangere per un dettaglio che dovrebbe essere assodato se conosci la fonte originale:

La canzone di Achille (non Lauro) – battuta gentilmente offerta dal mio ragazzo appena ho comprato il romanzo – è, come suggerisce il titolo, un retelling dell’Iliade. Ma cos’è un retelling?
Un retelling è una riscrittura di un mito – ma anche di una fiaba – per dare un’altra chiave di lettura alla storia e, magari, presentarla a un pubblico contemporaneo. Modernizzarla, in un certo senso.
Ecco, le premesse erano sicuramente buone ma, forse, l’idea di voler modernizzare un mito classico non funziona molto. Ma andiamo per gradi.
La storia è narrata dal punto di vista di Patroclo e si concentra molto sulla sua relazione con Achille da quando si conoscono fino al tragico epilogo, lo stile è molto semplice e scorrevole quindi per dei ragazzi è buono visto che si può leggere molto velocemente.
Ma
Per una persona che ha studiato l’epica classica, purtroppo, certi messaggi veicolati dal libro risultano quasi forzati alla lunga e l’atteggiamento di entrambi per buona parte del libro diventa fastidioso e, a tratti, pure paradossale per il periodo di riferimento. Il tipo di relazione che lega Patroclo e Achille è molto dibattuto e ci sono numerose fonti che dicono che Patroclo fosse il più vecchio dei due . La loro età, in effetti, non è molto chiara.
L’idea di affidare la narrazione a Patroclo e non ad Achille funziona per tutta la prima parte ma gli ultimi tre capitoli danno un effetto veramente estraniante dato che si continua a usare la prima persona anche se Patroclo è morto. Doveva sembrare una cosa commovente ma a me ha disturbato tantissimo perchè non è un fantasy, è strano leggere di lui che entra nei sogni della gente e ci parla come se niente fosse.
Patroclo non sarà un eroe valoroso e possente come Achille, che è un Semidio e aristos achaion, ma in questo libro non ha per niente carattere e passa tutti il tempo a sbavare dietro ad Achille. In pratica ha tutte le caratteristiche stereotipicamente femminili tipiche di certi yaoi: è puro, dolce e di buon cuore. Attenzione: la sensibilità non è “donna”, è umana. Ma in questo caso sì, lui è sensibile come qualsiasi ragazza degli ya di bassa lega che si lamenta di qualsiasi cosa. E, badare bene, nemmeno Patroclo era così tanto magnanimo in realtà: era un principe che è stato esiliato dopo un omicidio. Omicidio che viene nominato in momenti casuali con superficialità e leggerezza dopo che Patroclo è stato deriso da diversi personaggi – come Deidamia a Sciro- perchè lo considerano meno valoroso di Achille e non degno di lui. Patroclo stesso dice che si è meritato l’esilio perchè non è stato abbastanza furbo: se non avesse confessato il gesto sarebbe ancora principe, Cosa, scusa?
Lo ricordano anche nel momento stesso in cui Achille compie il suo primo omicidio durante la guerra in una maniera davvero bambinesca: Achille si sente in colpa per aver ucciso un soldato troiano e chiede a Patroclo come si è sentito mentre uccideva quella persona.

La parte più stucchevole e forzata sta proprio nell’atteggiamento di Patroclo e Achille: questi due guardano costantemente con sdegno gli altri uomini che, come degli adolescenti in piena crisi ormonale , si vantano della proprie avventure con le schiave. Questa è la parte problematica di voler modernizzare un mito classico: i greci erano maschilisti quindi la vedo abbastanza irrealistica questa scelta che Patroclo e Achille continuino a rimbeccare gli altri uomini per un comportamento che, in realtà, molto probabilmente avevano pure loro. L’empatia verso le schiave è totalmente fuori luogo, mi dispiace. Il punto più basso di tutto questa manfrina si tocca appena compare Briseide, che diventa una specie di migliore amica per i due innamorati quando dovrebbe essere la schiava di Achille. Infatti si banalizza tantissimo anche la famosa ira di Achille visto che a momenti ci si dimentica il vero ruolo di Briseide nel mito: anche se i due eventualmente sono diventati amanti, in ogni caso lui l’ha presa come schiava e bottino di guerra, esattamente come Agamennone con Criseide. Infatti la sua ira scaturisce più che altro da un orgoglio di uomo e guerriero ferito, non da sentimenti romantici verso questa donna. Far passare il comportamento di Achille come quello di uno che vuole salvarla da potenziali stupratori mi ha fatto storcere parecchio il naso.
Teti, poi, in questa storia compare solamente per ricordare a Patroclo che non è degno di stare con il figlio perchè è un comune mortale noioso e banale. In pratica è una Karen ante-litteram che non accetta l’orientamento del figlio ma è sempre lì a ripetergli che è destinato alla grandezza ma anche a morire e cerca di evitarlo in ogni modo. Questo lo fa anche nel mito, ma la parte del rapporto con Patroclo è abbastanza ridicola. Teti poteva essere usata per una riflessione un pochino più profonda dato che Peleo l’ha violentata, quindi questo risentimento verso i mortali e gli uomini era giustificato, ma qui il suo ruolo è semplicemente quello di genitore omofobo.
Io di base sono una persona piuttosto melensa e sdolcinata ma leggere di Patroclo e Achille che amoreggiavano durante la guerra mi è sembrato piuttosto inappropriato.
A questo punto volevo fare un paragone, forze un pò azzardato, con la saga di Percy Jackson: considerarlo un retelling forse è troppo ma, comunque, riprende e modernizza la nostra mitologia. Io penso che questa saga funzioni molto di più da questo punto di vista e il target è lo stesso de La canzone di Achille: Riordan ha creato un protagonista nuovo e cita la mitologia solo come escamotage narrativo quando Percy si trova davanti qualche creatura mitologica che attenta alla sua vita. Onestamente, in questo caso, forse capisco le lamentele sul femminismo forzato perchè il modo di porsi di Patroclo e Achille davanti alle schiave è davvero anacronistico, forzato e inutilmente moraleggiante.
Purtroppo sono abbastanza delusa, peccato. Ci penserò un attimo prima di continuare a leggere retelling in generale ma mi concentrerò sui romanzi di Manfredi o, perchè no, potrei leggere anche quelli di Alberto Angela. Forse sono più nelle mie corde. Ci tengo a specificare che il romanzo in sè può essere una buona lettura per svago e come introduzione alla mitologia classica, ma il problema è che tutti lo esaltano come la storia d’amore perfetta e, probabilmente, pure fedele al mito. L‘hype è sempre un grosso problema ai giorni nostri e spesso la delusione è veramente enorme quando un libro che sembra essere piaciuto a tutti al punto da essere osannato ti fa questo effetto.
Vi aspetto nei commenti e spero che si sia capito il senso del mio ragionamento,
A presto,
Cate L. Vagni
Che dire, mi conosci sai che sono d’accordo con tutto
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“Achille, ma tutto bene?” Come mood di tutto il libro ogni volta che si lamentava della guerra. Non è Achille, è un hippie 🤦♀️🤦♀️
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Ma sei un soldato o cosa?
Ma pure Patroclo lo era.
Mi pare quella scena della Bella Addormentata nel Bosco quando il principe Filippo fa “Ormai siamo nel 14 secolo, aggiornati papà”
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Probabilmente credevano di essere a Woodstock, hanno sbagliato epoca storica 🤦♀️🤦♀️ ma poi anche peggio quando ha buttato nel mezzo tutti gli altri soldati elencando solo i nomi perché nel mito esistevano. Io non ci capivo più niente e nemmeno mi interessava di loro, anche perché non sono nemmeno caratterizzati 🤦♀️🤦♀️ nessuno lo è, tranne, forse, Achille
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Fantastica recensione! Ho letto anche io il romanzo, concordo pienamente su tutta la tua recensione, queste parti del romanzo hanno lasciato perplessa anche me, mi sarei aspettata qualcosa di più “realistico” e coerente con il mito originale e con l’ambientazione dall’epoca 😉❤️
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Fa piacere sapere che non sono l’unica a essere rimasta perplessa dalla maggior parte delle scelte dell’autrice. Questo romanzo pareva essere piaciuto a tutti ma lo capisco: punta tutto sulla storia di Achille e Patroclo e sul loro amore. Peccato solo che Patriclo dipenda quasi del tutto da Achille e non abbia carattere. Va bene fare leva sulla loro probabile relazione ma tutto il resto alla fine è stucchevole e banale. È inutile che mi citi i nomi degli altri soldati se poi non hanno praticamente carattere ma li inserisci solo perché nel mito originale ci sono. Poteva dare di più.
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Verissimo assolutamente!
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Ti dirò, ho apprezzato molto di più Medea, sempre della stessa autrice. Questo romanzo ha deluso anche me.
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Mi sa che ti sei sbagliata. Forse intendevi Circe? Oppure Galatea, la graphic novel più recente.
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Si, Circe, scusami!
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Figurati ☺️
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Comunque sono contenta di aver trovato altra gente che è rimasta delusa come me. Davvero, sembrava non esserci nessuno a cui non è piaciuto. Va preso per quello che è: è una storia d’amore più o meno carina, ma a livello mitologico non ci siamo proprio
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mi raccomando nn farti leggere di cose classiche dal Matavitatau che sennò ti fa un cazziatone sulle versioni moderne che ci sono pervenute dei poemi omerici 🤣🤣🤣
ho sentito parlare anche io di questo libro ma non vedo il senso della sua esistenza
potevano far parlare qualcuno che almeno morisse alla fine o uno degli dei, boh
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Non so nemmeno chi sia ma ora mi hai messo curiosità 🙈
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È un blogger che seguo da anni. Bravo ed enciclopedico
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Lo cerco ☺️
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L’ho letto moooolti anni fa, quindi ne ho dei ricordi molto sbiaditi, ma credo che Miller volesse rendere esplicita una storia d’amore sulla quale un sacco di studenti hanno fantasticato quando studiavano i miti greci. Per fare questo è abbastanza ovvio che abbia dovuto modernizzare molto (nemmeno c’era il concetto di omosessualità come lo intendiamo noi oggi, figuriamoci il resto), lasciando giusto un contesto che abbia il sapore della Grecia antica. Ne esce un romanzo non eccelso, ma secondo me dignitoso, in confronto ad altri rimaneggiamenti della mitologia greca che mi è capitato di incrociare. Stessa cosa potrei dire per l’altro suo romanzo, Circe. Se ti va di leggere dei retelling della mitologia classica davvero belli, ti consiglio quelli di Christa Wolf, “Cassandra” e “Medea – Voci”, che sono su tutto un altro livello rispetto ai romanzi di Miller.
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Oh sì, ho in lista proprio i due retelling della Wolf 😉 per Circe e tutti gli altri retelling ‘moderni e femministi ‘ degli ultimi anni credo che aspetterò ancora prima di leggerli, per ora mi è bastato questo 🙈
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Pensare che in 5 anni di liceo classico abbiamo dovuto tradurre per filo e per segno parti dell’Iliade e non mi è parso che ci fosse questo sottotesto da nessuna parte, anzi alcune parti erano crude e barbare. Capisco l’intenzione benevola della scrittrice ma è too modern 😅 hai presente quelle fiction prodotte dal basso che hanno i protagonisti in vesti storiche e poi si comportano e parlano come ai giorni nostri? Ecco idem 😆
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Ci sono livelli di disagio talmente alti che ho fatto dei meme sulla cosa di “Achille pacifista” e “Patroclo femminista” e su Instagram stanno avendo successo 🙈 la cosa grave è che anche l’autrice avrebbe studiato lettera classiche ma ha preferito banalizzare tutto e confrontarsi sulla parte “yaoi” invece di fare riflessioni che potevano avere una loro validità e profondità. Io e la ragazza del primo commento ne abbiamo discusso ampiamente su Instagram 🙃
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Chiaramente se li vuoi li mando anche a te i meme 😁🤓
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Pingback: Sara J Maas e i retelling: la saga di ACOTAR. | Daydream On a Bookshelf – Piccolo scaffale dei sogni