Ritorno alle origini

Dopo il deludente approccio a un famoso retelling della mitologia classica ho deciso di tornare al mio porto sicuro: Valerio Massimo Manfredi. Ho parlato del percorso per riavvicinarmi a questa mia passione qualche articolo fa.

Per questo libro c’è anche un piccolo aneddoto simpatico da raccontare: anni fa, una mia cara amica mi regalò due libri di Manfredi: il primo è citato nell’articolo linkato sopra e il secondo è L’armata perduta. Ecco, il mio cervello per anni è rimasto convinto di aver letto il romanzo del quale parlerò in questo articolo e non l’altro, perchè i titoli simili mi confondevano e avevo bisogno di leggere la trama per capire quale fosse quello già letto e quello da leggere. Se siete curiosi, trovate la trama de L’armate perduta qui.

Il libro in questione è L’ultima legione, che ho letto prendendolo nella biblioteca dove sto svolgendo il mio anno di Servizio Civile Universale.

Valerio Massimo Manfredi, L’ ultima legione, Mondadori, 2003

L’ultima legione del titolo è la Nova Invicta, che deve proteggere l’imperatore Romolo Augustolo dai barbari di Odoacre, che lo ha reso orfano. Romolo ha solo tredici anni e questa situazione lo fa soffrire molto. A prendersi cura di lui ci sono il druido bretone Ambrosinus, che gli fa da precettore e non lo ha mai abbandonato da quando ha cinque anni, e Wulfila, capo dei cavalieri eruli e uomo spietato che finge interesse per il giovane imperatore ma del quale c’è poco da fidarsi.

Romolo fa amicizia con i mercenari di una legione distrutta guidata da Aurelio, un uomo che dice di non avere un passato, e Livia Prisca, una ragazza poco più grande di lui che è fuggita dalla distruzione della sua città, Aquileia, e cerca il soldato che ha permesso a lei e sua madre di sfuggire al massacro. Aurelio pensa di dover salvare il ragazzo dalla situazione in cui si trova e che, evidentemente, lo fa soffrire, visto che, appena accenna ad allontanarsi, Ambrosinus si infervora con lui.

Romolo viene portato da Ravenna a Capri per scappare da Odoacre, che lo bracca ovunque vada. A Capri scoprirà un cimelio appartenuto a Cesare: la spada calibica, meglio conosciuta come Excalibur.

Il rapporto tra Romolo e Ambrosinus è quello che mi ha colpito di più: è così profondo e umano da essere commovente. Romolo, in fin dei conti, è solo un ragazzino e a volte vorrebbe poter vivere come i coetanei e avere degli amici, ma Ambrosinus è terrorizzato dal fatto che possano ucciderlo e si trova, suo malgrado, a doverlo redarguire sempre. Ambrosinus lo chiama Cesare, mai con gli altri nomi come gli altri. Ambrosinus si confronterà anche con Aurelio e Livia per capire cosa vogliono dal giovane imperatore e alla fine lo proteggeranno insieme.

Anche la relazione tra Livia e Aurelio si evolverà sempre di più fino a sviluppare sentimenti romantici che all’inizio entrambi respingono, oltre al fatto che Livia è convita che Aurelio sia il soldato che l’ha salvata anni prima durante l’assedio di Aquileia. Aurelio respinge l’idea per buona parte del libro, ma poi anche Ambrosinus lo fa riflettere e capisce che, forse, la ragazza potrebbe avere ragione sul passato che lui non riesce a ricordare. Livia ha imparato a combattere ed è scaltra, l’ altro rifugge qualsiasi legame emotivo anche per via del suo addestramento come soldato.

Tutti i personaggi sono estremamente umani e il romanzo è molto avvincente, fa vedere un altro punto di vista sull’ultimo imperatore dell’Impero Romano d’Occidente, chiamato Augustolo proprio perchè nessuno riconosceva la sua autorità.

E comunque devo dirlo: preferisco di gran lunga i romanzi ambientati nell’epoca classica che quelli ambientati nella nostra epoca con richiami all’antichità, come Chimaira. Ma Manfredi resta comunque uno dei miei autori preferiti e piano piano voglio leggere tutti i suoi libri.

Come sempre aspetto i vostri commenti e opinioni,

A presto,

Cate Lucinda Vagni

2 pensieri su “Ritorno alle origini

  1. Benché non sia un’amante dei libri storici concordo con te che sulla preferenza dei libri ambientati nella propria epoca piuttosto in epoca moderna con rimandi a quelle passate. E concordo anche sul fatto che è interessante scoprire la storia dell’ultimo imperatore dell’impero romano d’Occidente, perché a scuola (anche per me che ho fatto il liceo classico), l’unico rimando che abbiamo è che fosse un bambino e che nessuno ovviamente ne riconoscesse l’autorità. Ma per il resto ad esempio come ci sia finito sul trono non lo studiamo neanche noi 😅 sappiamo solo che ahimè ha avuto vita breve 😟

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    • È inaspettato ritrovarsi a creare una ship in un libro simile, ma, cavolo, Aurelio e Livia sono una coppia perfetta e infatti è davvero e soddisfacente il loro finale. Romolo Augustolo diventa Artù in questa versione perché il suo precettore lo conduce in Britannia, infatti nel film ispirato al romanzo lui è chiamato anche Merlino oltre che Ambrosinus/ Aureliano Ambrosino. Storicamente, dopo la deposizione e l’ esilio, nessuno si è più interessato a questo ragazzo che, molto probabilmente, è morto a Napoli. In tanti punti del romanzo mi ha pure fatto tenerezza Romolo perché si sente che questa situazione gli pesa e, peraltro, è pure rimasto orfano e senza Ambrosinus resterebbe senza punti di riferimento. È stata una scelta vincente raccontare proprio di lui.

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