Fiction storica per raccontare storie cancellate del proprio territorio

Il libro di cui vi parlo in questo articolo ha bisogno di una premessa fondamentale sul tema: si racconta di un campo di concentramento istituito a Roccatederighi durante la Seconda Guerra Mondiale. L’autore, Sacha Naspini, è nato in quelle zone e ha deciso di raccontare questa storia nel romanzo La villa del Seminario, ovvero il luogo del campo di concentramento, uscito a gennaio 2023 per Edizioni E\O.

Vi lascio qui una delle tante interviste in cui Sacha spiega la sua scelta e racconta questo evento cancellato dalla storia grossetana, toscana e italiana.

L’audiolibro, in collaborazione con Emons, è letto da Ernesto D’Argenio. Ho apprezzato molto la scelta di caratterizzare le diverse voci dei personaggi per riconoscerli e capire le varie sfumature della caratterizzazione di ognuno di loro. Apprezzo sempre lo stile di Sacha nei vari romanzi che ho letto e il fatto che ogni personaggio avesse la propria voce “fisica” interpretata dal lettore ha solo aggiunto punti alla storia dato che, leggendo, è meno immediata la differenziazione delle voci. Io, per esempio, ho abbastanza difficoltà in quasi tutti i libri a immaginare le voci dei personaggi, ma è un limite mio anche perchè sono la prima che tende ad avere una voce considerata “piatta e monocorde” che cambia di botto quando sono particolarmente presa da quello che sto dicendo e da un momento all’altro inizio a urlare senza nemmeno accorgermene. Sembra quasi che io sia “sorda” alla mia stessa voce.

Il protagonista di questo romanzo è Renè, un ciabattino che ha una mano alla quale mancano tre dita per un incidente successo quando era piccolo con un tornio. Renè non ha figli nè moglie, ma è molto legato alla dirimpettaia del suo palazzo, Anna, che ha perso il figlio, Edoardo, fucilato in guerra. Edoardo è una specie di figlioccio per Renè, infatti l’uomo gli ha insegnato alcuni trucchi del suo mestiere. Anna si unirà ai Partigiani, mentre Renè sarà scettico per buona parte del tempo, ma poi, spinto dalla voglia di ritrovare la donna, si unirà alla resistenza abbandonando il suo lavoro. Nel tentativo di coprire la fuga dell’amica, che, ovviamente, fallisce, Renè si ritroverà internato nel Seminario. Il Seminario è un luogo di sofferenza nel quale la gente impazzisce lentamente, a un certo punto anche le guardie sembrano cedere in questo clima e perdere la testa come gli internati. Durante la prigionia Renè fa amicizia con un giovane soldato appena ventenne di nome Simone, che parteciperà al piano di fuga per farli evadere tutto di lì nel momento in cui li stanno trasferendo al Nord.

Nel momento in cui la parte di fiction si intreccerà con i fatti storici veri tutto diventa più concitato e la narrazione ti tiene con il fiato sospeso, la paura che Renè non ritrovi mai più Anna ti dilania dentro. L’amore e l’affetto che l’uomo prova per questa donna sono potenti e commuoventi. La voce di D’Argenio conferisce ancora più drammaticità alla vicenda, che lo è già di per sè per il retroscena che si porta dietro. I personaggi sono fittizi, eppure estremamente veri in tutta la loro umanità e fragilità, ma anche resilienza e ricerca di speranza.

Vi consiglio sia la lettura che l’ascolto, il libro è anche stato tradotto all’estero di recente.

Vi aspetto nei commenti e alla prossima recensione,

Cate Lucinda Vagni

14 pensieri su “Fiction storica per raccontare storie cancellate del proprio territorio

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