Beth Harmon è autistic coded? Libro vs serie, un’analisi del personaggio.

Questo è un argomento che volevo trattare da parecchio, ma ero bloccata con la serie perchè non mi convinceva del tutto, quindi, alla fine, ho deciso di recuperare il romanzo di Walter Tevis. Romanzo uscito nel 1983, ma le considerazioni dell’autore sono in parte ancora valide. Alla fine, li analizzerò insieme, avendo finalmente finito la serie.

La miniserie ha avuto un grande hype nel 2020, infatti avevo iniziato a guardarla a suo tempo, ma non mi prendeva. Scoprire che è tratta da un romanzo mi ha fatto pensare che poteva essere un buon modo per capire cosa non mi convincesse nella serie. Anya Taylor- Joy ha molto talento e l’espressione concentrata di Beth è ormai iconica, infatti il romanzo è stato ripubblicato con la locandina della serie in copertina. Come succede in molte serie con personaggi autistici o “presunti tali” ( “coded” per l’appunto, come Beth. Traduzione “mia”), il pensiero visivo viene visualizzato come qualcosa di vivido che la persona vede davanti a sè costantemente: Beth visualizza le scacchiere e cerca di immaginare le mosse del suo avversario. Non pensa ad altro tutto il giorno. L’interesse speciale è indubbiamente totalizzante e la persona ci pensa tutto il giorno se non può dedicargli del tempo effettivo durante la giornata. Anch’io spesso visualizzo gli articoli nella mia testa prima di scriverli, anche perchè l’opinione mi si forma chiaramente in testa a fine lettura\ visione e resta abbastanza solida finchè non scrivo. Vale anche per quando voglio scrivere le mie storie: i capitoli e le scene sono lì, quindi scrivo più o meno di getto quando ho voglia di farlo. Beth non ha quasi nessuno dei suoi coetanei, perchè la sua vita ruota intorno agli scacchi e le poche volte che prova ad andare a una festa si sente fuori luogo perchè le sembra qualcosa di frivolo.

Leggendo il romanzo ho capito perchè la serie non mi prendeva più di tanto: non riuscivo a entrare in empatia con Beth perchè nelle prime puntate vince quasi sempre e sembrava troppo perfetta. Mancava qualcosa alla sua introspezione che il libro mi ha dato, visto che ci sono molte più riflessioni della protagonista che aggiungevano profondità e mi hanno colpito, facendomi tornare la voglia di concludere la miniserie. Beth è molto legata alla madre adottiva Alma Wheatley, che la segue ai tornei, ma lo stesso non si può dire del padre putativo Allston, che si dimostrerà davvero tanto meschino quando la moglie morirà, dicendole che non l’ha mai considerata sua figlia ed era la moglie che ha voluto adottarla a tutti i costi perchè voleva un figlio, a lui non interessava nulla di Beth. Per tenersi quella casa enorme, troppo grande per una persona sola, Beth le acquista dal padre spendendo tutti i suoi guadagni per una casa che non è palesemente in grado di tenere ordinata anche a causa del suo stato psicologico.

Dei suoi ex avversari, due in particolare torneranno nella sua vita per aiutarla dopo la morte della madre e il terribile crollo psicologico ed emotivo dovuto anche alla sconfitta contro il campione mondiale dell’URSS, Borgov, dopo il quale Beth mette tutto in dubbio e cade nella dipendenza dall’alcol e dai calmanti che non ha mai smesso di prendere dalla prima volta che le sono state somministrate in orfanotrofio: Harry Beltik e Benny Watts.

Beltik è innamorato di lei, ma Beth non sembra ricambiarlo realmente e il modo in cui dimostra di tenere a lui e di volerlo vicino è molto ambiguo, infatti Beltik stesso non capisce se lei lo ricambia o vuole solo una relazione fisica. Per Harry questo rapporto diventerà così frustrante che, alla fine, se ne andrà e la lascerà sola perchè si sente rifiutato. Watts la inviterà a New York da lui, mettendo subito in chiaro che non avranno rapporti intimi, salvo poi cedere perchè si crea una forte tensione tra loro durante una partita a scacchi. Sarà Beth ad andarsene perchè si offende del fatto che Benny le suggerisce di tenere le sue abitudini nel gioco dopo il rapporto.

( Piccola curiosità, sull’attore che ha interpretato Harry Beltik, Harry Melling, è il Dudley Dursley di Harry Potter. Allego foto per far capire, perchè penso che mi sia partita una mezza crush per questo personaggio appena ho visto l’attore e il suo “glow up”:

Così, per dire, eh… )

Beth e la madre adottiva sono molto legate e la sofferenza di Beth si sente nel momento in cui resta sola. Fortunatamente, a un certo punto, recupera i rapporti con Jolene, la sua amica dell’orfanotrofio. Nel romanzo Beth viene contattata dalla direttrice dell’orfanotrofio che la informa della morte dell’uomo che le ha insegnato a giocare a scacchi, Shaibel, e, subito dopo, chiede alla direttrice dell’orfanotrofio di darle i contatti di Jolene, arrivando a pregarla quando questa le dice di no per la privacy, perchè la solitudine la sta distruggendo, nella serie è Jolene che si presenta alla porta di Beth per andare al suddetto funerale. Un cambiamento che sembra piccolo, ma la scelta è sicuramente interessante. Beth tornerà all’orfanotrofio e andrà a riprendere la foto con Shaibel, scoprendo che l’uomo collezionava i ritagli di giornale dedicati alle vittorie di Beth. Lei, già fragile, cederà e piangerà davanti a Jolene. Jolene lavora come paralegale per diventare avvocato e cambiare il mondo, il suo rapporto con Beth è fatto di affetto, ma anche di invidia per il talento della ragazza negli scacchi. Jolene aiuterà Beth a risollevarsi chiedendole di partecipare ai suoi allenamenti di squash e le dà i soldi per andare in Russia per avere la rivincita su Borgov.

Nella serie, la sera precedente alla prima partita con Borgov, Beth conosce Cleo, una modella amica di Benny che elogia la sua intelligenza, dicendole che non potrebbe mai fare il suo stesso lavoro perchè non è frivola come le sue colleghe, pur essendo bella. Questo personaggio non esiste nel romanzo e il suo ruolo mi ha lasciata interdetta: elogia Beth e la convince a bere con lei, fino a farla arrivare tardi alla partita contro Borgov a Parigi dopo averci passato la notte insieme. Beth è considerata bisessuale, quantomeno nella serie, e non metto in dubbio che tra le due ci fosse curiosità e tensione, ma non capisco quale fosse lo scopo di questa sottotrama così breve. Il libro inizia con una scena tra Beth e Jolene che mi ha un pò turbata perchè non me l’aspettavo ed è alquanto problematica, ma evito di approfondire ulteriormente.

Nel libro, prima di Borgov, Beth si trova davanti Girev, un ragazzino russo prodigio degli scacchi, e si vede riflessa in lui, pensando che si stuferà presto a sfidare avversari più vecchi a solo tredici anni per arrivare a essere Gran Maestro entro i sedici. Girev e Beth parlano molto durante le partite e Beth inizia ad avere ripensamenti, dato che di anni ne ha diciassette e nella sua vita non c’è altro se non gli scacchi. Ho trovato molto profondo questo scambio di battute e la riflessione collegata, infatti penso che l’introspezione di Beth funzioni meglio nel romanzo rispetto alla serie. Certo, anche nella serie viene fuori la fragilità di Beth e il suo burnout di prodigio degli scacchi che ha sacrificato la sua vita per i tornei ed è sola in una casa enorme, ma sento comunque che mi manca qualcosa.

In definitiva, analizzare le relazioni e le emozioni di Beth al di fuori degli scacchi è uno spunto utile, secondo me, per capire se il personaggio è autistic coded, dato che è considerata tale da quando la miniserie è uscita. Per esempio, per me, tutta la situazione con Beltik ha molte similitudini con i fraintendimenti che possono avvenire nelle relazioni tra neurotipi diversi, visto che, anche se Beth avesse tenuto a Beltik, la cosa non si capisce bene dal punto di vista di lei, almeno finchè lui non se ne va. In ogni caso, Beth Harmon è un personaggio interessante e sia la serie che il libro sono prodotti molto validi. Il libro è stata una bella scoperta.

Se avete visto la miniserie e non sapevate dell’esistenza del romanzo, spero di avervi incuriosito. Vi aspetto comunque sotto per sentire la vostra opinione di qualsiasi tipo e parlare un pò.

A presto,

Cate Lucinda Vagni

14 pensieri su “Beth Harmon è autistic coded? Libro vs serie, un’analisi del personaggio.

  1. Tu sai quanto amo entrambi, serie tv e libro, e quando vidi la serie tv per la prima volta me ne innamorai. Da allora l’ho vista più di dieci volte. Il libro l’ho letto qualche anno dopo e mi ha conquistata anche quello.
    Quello che posso dire è che, almeno per me, Beth lascia molto emotivamente fin dall’inizio. Mi appare tutt’altro che “troppo perfetta. È chiusa nella sua fortezza dove combatte le battaglie con il mondo con gli scacchi. Non so se si possa definire autistica, ma di certo non è neurotipica, anche considerando il trauma che si porta addosso.
    Ma comunque la tua è un’ottima analisi.

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    • Il fatto è che Beth a conti fatti diventa dipendente anche dagli scacchi quindi non so quanto è giusto paragonarlo a un interesse speciale. Mi sembra riduttivo. Poi ho molte perplessità anche sul fatto che possa essere considerata bi, perchè nel libro quella scena con Jolene non è consesuale anche perchè lei ha solo 8 anni, mentre nella serie non ho proprio capito a cosa serve Cleo. Molti ipotizzano che fosse una specie di spia di Borgov che serviva solo a farla arrivare tardi, infatti succede, ma non so cosa pensare di lei.

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      • Non era consensuale lì e aveva solo 8 anni. La dipendenza dagli scacchi è il punto su cui lei costruisce il suo modo per stare al mondo e combatterlo. Non è “solo” un interesse speciale. Lo diventa nel momento in cui fa place con se stessa, alla fine. Vedo simbolico il finale, in cui gioca con un anziano giusto per il gusto di vivere la sua passione.
        Cleo, sinceramente, non mi ci sono mai soffermata troppo. Credo che semplicemente volessero far paragonare Beth con un’altra ragazza problematica e afflitta da traumi e depressione. Non è di certo una spia… son teorie per me campate per aria.

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  2. pur non avendola vista, ovviamente la serie la conoscevo; ma alla fine non hai risposto al quesito: lo è o è coded?

    cmq, anche io spesso scrivo di getto per il flusso della fantasia, preferendo poi andare con l’accetta con la seconda lettura; rifletto molto 🙂

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    • Per certi versi i tratti li ha, quindi sì. Da quando è uscita la serie tutti subito l’hanno identificata come autistica solo per la memoria visiva e per come immagina gli scacchi. Io ho analizzato anche i vari aspetti emotivi in base a come sono espressi. Quindi rientra in questa categoria di personaggi.
      Io ho articoli corretti pure 20 volte e se vedo una svista ricorreggo anche dopo pubblicazione. Non è prpriamente scrivere di getto, ma vabbè xD

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        • La decisione di analizzare libro e serie insieme serve proprio a evidenziare come vengono vissuti i rapporti da Beth così come tutti gli altri aspetti emotivi aldilà degli scacchi. Per esempio il fraintendimento con Beltik secondo me un pò la avvicina a certi stereotipi su come noi persone autistiche viviamo emotività e innamoramento: lei lo invita a vivere a casa sua per non stare da sola anche se sa che lui è innamorato di lei. Non si capisce se lo ricambia e spesso sembra molto distaccata. Lui se ne va perchè è stanco di essere il suo coinquilino senza sentirsi realmente apprezzato. Le persone autistiche faticano parecchio a cogliere i sottintesi, Beth sicuramente teneva a Harry, ma l’ha dimostrato in un modo che gli ha fatto intendere il contrario e alla fine è rimasta sola in una casa troppo grande per una sola persona. Oltretutto le sue espressioni facciali sono “molto autistiche”, soprattutto quella.iconica di quando gioca e si concentra. A me viene detto che sembro accigliata ( quando va bene), o addiritura infastidita/ schifata ( ecco, soprattutto questo è decisamente troppo), quando sono solo concentrata.

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