Un libro che poteva dare di più

Nella recensione di oggi vi parlo di un romance scritto da una persona autistica, Chloe Liese, con una protagonista autistica. Libro che ho letto in lingua originale, perchè il titolo italiano è orrendo: Two wrongs make a right, reso come Tu prima di me. Odio questo titolo e il mio cervello continua a confonderlo con Io prima di te di Jojo Moyes, dal quale è stato tratto il film con Sam Claffin ed Emilia Clarke. In effetti forse è voluto visto che anche il romanzo della Liese tratta di disabilità – psichica, ma comunque sempre disabilità -, ma potevano impegnarsi un pochino di più nello scegliere il titolo italiano, dai.

Chloe Liese, Two wrongs make a right – Tu prima di me, Newton Compton, 2022

Il romanzo è un retelling di Much Ado About Nothing o Molto Rumore per Nulla di Shakespeare, motivo per cui la protagonista si chiama Beatrice e il co protagonista Benedick – anche se è il secondo nome, ma dettagli – e primo volume della serie dedicata alle sorelle Wilmot, cognome di Bea.

Beatrice è una donna autistica che lavora come disegnatrice erotica e frequenta solo la sorella gemella, Juliet, e due amiche sposate, Sula e Margo. La sorella gemella è espansiva e adora le feste, Bea le odia perchè sono fonte di sovraccarico e l’obbligo di dover intrattenere small talks con gli sconosciuti le genera ansia. A questa festa in maschera partecipano anche il fidanzato della sorella, Jean Claude, e il suo coinquilino James Westernberg, anche detto Jamie West, pediatra che soffre di ansia ( o DOC, è molto a interpretazione del lettore perchè le caratteristiche del suo disturbo, come succede per l’autismo, sono un pò buttate in caciara e non sono abbastanza approfondite, ma ne parleremo. )

I due protagonisti si incrociano a questa festa e subito c’è una certa ostilità nell’aria perchè Jamie non si mostra granchè amichevole essendo a disagio in quella situazione. Bea inizia all’istante a sparare sentenze quando nemmeno lei è contenta di essere a quella festa e anche lei soffre di ansia. Infatti nelle prime pagine è abbastanza insopportabile e mi ha dato l’impressione che volesse barricarsi in modo molto vittimistico nella sua condizione perchè “Nessuno mi capisce e quindi sono troppo strana per questo mondo. “. Lei si descrive come strana nella maniera stigmatizzante che la società ci affibbia da sempre, non mi è piaciuto per niente che se lo dica da sola come forma di autocommiserazione associata alla sua condizione. Più di una volta lei stessa dice “Sono autistica, sono strana e sono socialmente inetta. “. Sto parafrasando, ma il senso delle sue frasi è più o meno sempre questo per circa metà libro. L’emarginazione fa male, non lo metto in dubbio avendola sperimentata in prima persona, ma in questo modo non aiuti la causa ma fai passare le persone autistiche come persone sgradevoli che pretendono accettazione incondizionata ed è un messaggio assai forviante da mandare. Bisogna venirsi incontro e scendere a compromessi, non puoi pretendere giustificazioni costanti anche se sei nel torto e ferisci gli altri magari consapevolmente.

Alla festa, però, tra Jamie e Bea scocca la scintilla perchè sono entrambi belli esteticamente, come da stereotipo del romance, quindi ovviamente la tensione sessuale è alle stelle ogni volta che sono nella stessa stanza. La cosa che mi ha fatto più ridere è che Bea indossa un costume ridicolo da granchio eppure Jamie si infatua lo stesso, fantastico xD.

Juliet e Jean Claude decidono che Bea e Jamie si devono frequentare ed, eventualmente, fidanzare a ogni costo anche se non vogliono saperne nulla l’una dell’altro. Ora: Juliet è la gemella di Bea, quindi potrebbe essere più giustificata a “tartassarla” così, ma Jean Claude non ha nessun legame di parentela con Jamie, di conseguenza che gliene frega a lui della vita sentimentale del suo amico? In realtà è facile intuire il motivo appena scopri che Jean Claude è un fidanzato davvero tossico per Juliet dato che picchia Christopher, un amico di infanzia delle gemelle, solo per gelosia. Il comportamento di entrambi è deplorevole, ma Jean Claude è a mani basse il personaggio peggiore del libro.

I due fidanzati diabolici danno i rispettivi numeri ai due malcapitati senza spiegare a chi appartiene quel numero e, anzi, usando dei nomi in codice Jamie per Bea diventa Not Really Ben perchè il suo secondo nome è Benedick e lei per lui è Pseudonymous Addie perchè il suo secondo nome è Adelaide –. Bea si trova molto più a suo agio a messaggiare che a parlare di persona perchè gestisce meglio le small talks, infatti, paradossalmente, si apre di più con Not Really Ben che con Jamie. Mi ha fatto un pò sorridere questa cosa, devo ammetterlo. Se non fosse che Bea continua a trattare a pesci in faccia Jamie ogni volta che lo ha davanti anche se questo poveretto non fa assolutamente nulla di male, infatti lei non lo vuole proprio vedere ma la sorella lo invita sempre a casa loro insieme al fidanzato. Per esempio, Not Really Ben e Pseudonymous Addie parlano degli scacchi e fanno un paio di battute che mi hanno anche fatto ridere perchè erano giochi di parole abbastanza sagaci e difficili da rendere in italiano.

NRB: Why do chess players use dating apps in Prague?
Bea: I don’t Know. Why?
NRB: Because they want to find a Czech mate

Il gioco di parole è tra czech, “Ceco” e check mate, “scacco matto“.

Un’altra battuta che mi è piaciuta molto è la seguente:

PA: Why are artistists terrible at chess
Jamie: I don’t Know. Why?
PA: Because they love to draw.

Qui il gioco di parole è con draw, che significa sia disegnare che pareggiare.

Ho provato a leggerle nella versione italiana ma non mi piacciono molto. Comunque questa era una parentesi del tutto estemporanea rispetto alla recensione, quindi torniamo a noi.

Siccome la professione di Bea è così particolare, lei pare essere sopra le righe anche nell’intimità, infatti, a un certo punto, mentre studia minuziosamente il corpo di Jamie, pensa che se sapesse che lei vuole essere dominante a letto forse la allontanerebbe. Sono due adulti ma ciò non toglie che questa affermazione mi abbia lasciata interdetta: cosa dovrebbe aggiungere alla caratterizzazione di Bea e al fatto che è autistica? Era veramente necessaria? Io penso di no. Riprenderò questo discorso per un’ altra caratteristica che l’ autrice usa per descrivere l’autismo di Bea e il suo rapporto con l’ intimità che non è chiaro dove voglia andare a parare.

A parti invertite, leggendo il pov di lui, nel momento in cui lei gli chiede se gli piace, lui resta un attimo attonito e il suo pensiero è “Non posso rispondere che mi masturbo su di lei dal primo momento che l’ho vista. “. Sto parafrasando, ma nemmeno più di tanto in realtà perché in lingua originale la frase è davvero questa e per me è abbastanza sgradevole da leggere perché ci sono mille modi più eleganti e romantici per esprimerla, questo è così scurrile e sessualizzante. Dato che la bramosia che questi due hanno l’uno per l’altra è indubbia, secondo me questa frase poteva anche non esserci. Tra l’altro quel pensiero fa perdere punti a Jamie anche se non lo esprime ad alta voce – per fortuna – visto che i suoi capitoli fanno capire bene che è una persona pacata ed educata, questa affermazione è troppo sboccata per lui.

Una delle conversazioni più assurde di questi due avviene in un centro commerciale la mattina presto perchè entrambi vogliono evitare la ressa: ovviamente si incontrano e squadrano ogni centimetro dei rispettivi corpi per l’ennesima volta per poi perdersi a parlare di ornitorinchi solo perchè sono disegnati sui leggings di Bea.

Beh, queste sono proprio le stesse small talks che lei voleva evitare, ironico, vero?

Scoperto l’inganno, Jamie e Bea decidono di fingere di frequentarsi per ripicca verso i due impiccioni che li hanno costretti a interagire. Lo so che il fake dating ha questa dinamica e, molto probabilmente, non è un trope adatto a me, ma alla quarta volta che lo ribadivano anche se palesemente erano cotti a puntino mi stava innervosendo, oltre al fatto che mi sembra una reazione abbastanza infantile e questi sono due adulti che potevano dire ai due piccioncini impiccioni di lasciarli in pace perchè non volevano saperne nulla l’uno dell’altra nonostante l’attrazione fisica. Infatti ho la sensazione che la maggioranza delle difficoltà di Bea derivassero proprio dal fatto che non voleva interagire con lui quindi gli faceva muro in tutti i modi.

Un aspetto interessante che avrebbe meritato un maggior approfondimento è la selettività alimentare di Bea: i nuggets a forma di dinosauro sono il suo comfort food ed evita le verdure tagliate a pezzi. La cosa che mi ha colpito è che la spiegazione della cosa non viene data direttamente da lei, ma da Jamie mentre i due protagonisti sono a casa di lui e preparano la cena e lui la rassicura dicendole che conosce tanta gente con questa difficoltà, non solo bambini come quelli con i quali lavora. Jamie cita il disturbo da elaborazione sensoriale per dare una spiegazione a questa particolare sensibilità di lei alle verdure: non riesce a mangiarle perchè le texture di questo tipo di cibo le danno così fastidio da poterle scatenare un potenziale sovraccarico. Era un tema importante da sviscerare, invece la buttano lì e non entrano nei dettagli di un disturbo così importante che è molto diffuso nell’autismo ma che può riguardare anche le persone neurotipiche. Questo disturbo è il motivo per cui le persone autistiche sono più facilmente soggette al sovraccarico sensoriale nei luoghi affollati: troppi stimoli che vengono sovrapposti senza riuscire a isolare quelli che non servono perchè il cervello non lo sa fare da solo. Peccato che venga dimenticato così rapidamente e mai più ripreso solo perchè è il romance che conta, poteva essere utile per sensibilizzare.

L’ultima caratteristica, anche questa citata una sola volta in una frase e mai più ripresa, è quella che Bea fatica ad accettare il contatto fisico perchè l’elettricità statica che spesso si genera dalla vicinanza le dà fastidio. In effetti, detta così non significa assolutamente nulla e non so nemmeno se considerarla una vera caratteristica perchè non so come interpretarla. Oltretutto questo dettaglio si manifesta in funzione della vicinanza inaspettata con Jamie quindi non so se considerarla un’ennesima dimostrazione di quanta tensione erotica ci sia tra loro o una caratteristica effettiva del modo di essere autistica di Bea. Mi sembra troppo una cosa senza contesto usata per farla sembrare alternativa, come la frase sopra su come vive i rapporti sessuali e sul voler essere dominante. Non dico che non si debba parlare di questo argomento, anzi, ben venga abbattere lo stigma che vede le persone disabili come prive di pulsioni sessuali ed eternamente bambine, ma trovo molto discutibile il modo in cui lo fa.

Dopo un sovraccarico molto forte che Bea ha durante una festa e Jamie resta con lei. Jamie è l’uomo perfetto: è un pediatra e quindi accetta Bea che è terrorizzata dall’idea di raccontare della sua condizione – e non solo di quello, dato che ammette di aver baciato una ragazza e di essere pan mentre parlano di baci da dimenticare e Jamie non batte ciglio -, salva bambini malati e ha due gatti. Bea, invece, ha un riccio come animale di supporto. Come dicevo, Jamie dovrebbe soffrire o di ansia sociale o di DOC e il motivo per cui non si capisce quale dei due disturbi si tratta è che non ci sono abbastanza caratteristiche per identificarli. A un certo punto, appena lui e Bea hanno deciso di fingere di frequentarsi, si parla di pensieri intrusivi perchè Jamie si sente in colpa di non scrivere a Bea anche se non stanno davvero insieme. Questa è l’unica caratteristica che dovrebbe identificare il disturbo di Jamie, ma, ovviamente, non basta e non arriva il messaggio sperato. Peccato.

La rappresentazione di Bea, quindi, non è pessima come altre che ho trovato, è solo blanda. All’inizio del libro lei tratta Jamie con un’ostilità davvero troppo esagerata e l’autismo non può scusarla in alcun modo visto che spara sentenza senza averlo neanche conosciuto. Se pensa che Jamie sia maleducato perchè quella situazione lo mette a disagio, lei è solo cattiva visto che nemmeno lo conosce. Tutti e due odiano le feste anche se per motivi diversi, quindi Bea poteva anche evitare di sparare sentenze come se si sentisse superiore a lui.

Un’altra autrice di romance che è autistica e parla di autismo nei suoi libri è Helen Hoeng e pare che sia una rappresentazione valida, sono curiosa di scoprirlo. Questa non è stata affatto soddisfacente e sono molto amareggiata dalla cosa. Uscite come quella legata alle sue fantasie a letto o quella sull’elettricità statica la fanno solo sembrare pittoresca, eccentrica non servono a far capire meglio le sue difficoltà come persona autistica, così come non basta dire che non sa parlare con gli altri per riconoscerla come autistica. Manca qualcosa che poteva fare davvero la differenza per entrambi.

La recensione è finita qui, se volete dire la vostra vi aspetto nei commenti.

A presto,

Cate Lucinda Vagni

32 pensieri su “Un libro che poteva dare di più

  1. Grazie per aver esposto in maniera chiara le problematicità della rappresentazione della neurodivergenza, io non le avevo proprio colte!
    Non so perchè mi è rimasto impresso un unico punto del romanzo: quando Lui e Lei camminano in silenzio per una ventina di minuti senza scambiarsi una parola; Lei alla fine si scusa e Lui le dice qualcosa del tipo “sono stato bene anche in silenzio” o qualcosa del genere…È un mio ricordo sbandato? Di nuovo, non so perchè, ma mi sono sciolta per questa scena (immaginiamoci il livello delle altre letture romance)…
    Però sono curiosa anche io di leggere Helen Hoang, ma tra un pochino…per ora con il romance ho preso una pausa di riflessione!!! 😉
    P.S. È troppo bello leggere gli stessi libri di un’altra persona e poi scambiarsi le opinioni!!!! Grazie ancora!

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    • Si mi pare di averla letta ma non la ricordo molto bene. Jamie è un tesoro e secondo me in ogni caso Bea non lo merita visto che per metà libro lo tratta male anche se lui non fa assolutamente nulla. Questo mi ha dato abbastanza fastidio. Comunque a fine libro è la stessa Liese che scrive che Jamie dovrebbe soffrire di ansia ma, sinceramente, non si capisce dalla storia. Tranne alla festa poi lui sembra solo vagamente impacciato così come lei è stramba la maggioranza dei tempo visto che le caratteristiche dell’ autismo lasciano molto il tempo che trovano per come sono presentate. Peccato.

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      • Si, in realtà credo sia un tratto distintivo dei romance quello per cui le Belle trattano male i Belli della situa, così, senza senso. E, nonostante questo (o forse per questo) i Belli si innamorano ancora di più delle Belle. Misteri.

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        • Si ma lei doveva rappresentare le persone autistiche, è questo il problema. Lei dice di non voler conoscere nessuno perché tanto nessuno la accetterà mai quindi si va oltre lo stereotipo della ragazza “grumpy” secondo me. Purtroppo così non dà una buona impressione delle persone che dovrebbe rappresentare perché barricarsi nella propria condizione come scusa per trattare tutti male è un messaggio sbagliato da dare. Io non ho gradito molto la cosa nelle prime pagine proprio perché in teoria lei doveva rappresentarmi.

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          • Adesso sono sempre più curiosa di Helen Hoang, per una rappresentazione migliore—
            Mi hai incuriosita molto con la recensione di “Una specie di scintilla” (Uovonero editore TOP, tra l’altro è nata in una città vicino a me, la Biblioteca della mia città ha sempre acquistato ogni anno TUTTO)!!!

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            • Ecco, Elle McNicoll è una persona autistica che descrive l’autismo in modo molto più realistico anche se con poche caratteristiche. Addie è una ragazzina ma tutto arriva dritto al cuore come dovrebbe, Bea secondo me difficilmente lo fa perché all’ inizio marcia troppo sulla sua condizione anche se ha torto marcio. Sì, anch’io sono curiosa di Helen Hoeng, vedremo.

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            • La Liese scriverà una serie sulle sorelle Wilmot, mi sembra di capire. È già uscito il secondo che racconta delle terza sorella , ovvero Kate, e Christopher. Chissà se lo scriverà anche su Juliet. Se lo facesse spero vivamente che non le faccia perdonare Jean Claude perché sarebbe gravissimo. Immagino che solo Bea sia autistica tra le tre, ma insomma.

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    • Mi dispiace che le parti esplicite ti abbiano messo a disagio, però si, sono davvero pessime. È abbastanza volgare come modo di esprimersi anche se è un romanzo per adulti. Purtroppo sì, l’ autrice ha tentato di parlare di autismo senza però curare veramente la crescita di Bea. Per mezzo libro si barrica nella sua condizione per allontanare tutti e non è il massimo. Non puoi pretendere che tutti ti accettino, soprattutto se sei tu che giudichi gli altri senza conoscerli e fai la scorbutica senso motivo. Va bene la professione di Bea e bene voler sdoganare un taboo come quello sulla sessualità delle persone disabili, che, soprattutto nei casi di disabilità cognitiva annessa, viene completamente invisibilizzata e ignorata perché la persona è considerata un angelo che non ha quegli impulsi così “sporchi”, ma così lei sembra solo volersi sentire “ganza” perché sì. L’ autrice ha dato troppe cose per scontate e ripetere come un disco rotto che lei non sa socializzare e non capisce la comunicazione neurotipica non basta.

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        • Oddio non lo so, spero che l’ autrice non sia caduta tanto in basso da fare una cosa del genere ma non credo. È semplicemente poco curata la scrittura ma di fatto è passabile rispetto a Music, che davvero era finanziato da Autism Speaks

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            • È autentica lei per prime quindi si spera che non abbia bisogno di loro per questo ma possa romanzare la sua esperienza. Era una buona occasione perché, dopotutto, non è un problema che sia un romance. È un problema citare determinate cose senza approfondirle ma per fortuna alla fine lei cede e smette di fare l’acida. C’è addirittura una scena in cui dice che le dà fastidio il contatto fisico perché sente l’elettricità statica e, secondo me, era un aspetto interessante da approfondire, ma purtroppo non lo fa perché c’è di nuovo di mezzo lui quindi la trama romance surclassa tutto e non ci spiega da cosa deriva questo disagio ma sembra che sia solo l’ ennesimo modo per ribadire che questi due sono attratti tra loro tanto che lei fatica a stargli vicino. Peccato.

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            • Più che altro nei romance è una dinamica molto diffusa quella in cui lei fa muro a lui in tutti i modi possibili e immaginabili per ottusità ( perché l’ orgoglio è altro, queste protagoniste sono ottuse) e lui fa lo zerbino e accetta di essere trattato a pesci in faccia finché lei non cede. Solo che associarlo all’ autismo dà un’ idea fuorviante della nostra condizione, a mio parere. Io lo capisco che lei tema di essere giudicata e allontanata perché autistica, ma con questo atteggiamento non invoglia gli altri ad avvicinarsi. È questo il problema.

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    • Esattamente. PS: Bea è Pan e la sorella è bi. Lei ha quasi solo amici queer e lo afferma lei stessa mentre parlano di baci andati male. Ovviamente è un’altra informazione buttata lì che serve ad aggiungere caratteristiche “particolari” alla protagonista. O a far vedere quanto è bello e perfetto lui che non si scompone minimamente alla notizia che a lei piacciono anche le ragazze. Bah. Perché ovviamente l’unico realmente stronzo è il fidanzato della sorella gemella che vuole che il protagonista maschile si metta con la protagonista anche se non sono affari suoi. Odioso

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        • Infatti l’ho pensato anch’io leggendolo. È l’ ennesima cosa che banalizza le difficoltà sociali che lei dovrebbe avere come persona autistica: i suoi amici sono queer come lei quindi mai una volta la giudicano male ( tra l’altro non so quanto senso abbia considerare la sorella gemella un’amica, ma tant’è), l’ unico con cui ha difficoltà è lui perché, appunto, in realtà non ci vuole avere niente a che fare. Bah. Mi hanno fatto notare che nel romance è quasi normale che la protagonista sia antipatica con il protagonista che però fa quasi da zerbino ma non mi va giù che in questo caso sia associato all’ autismo perché ci fa passare male e non aiuta la causa. È estremamente fuorviante.

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  2. Posso dire che la copertina del libro richiama alla grande la locandina del film “Io prima di te”? Concordo con te che alcune caratteristiche siano state resa in maniera volgare e becera solo per far passare come eccentrica e sopra le righe la protagonista, mentre le caratteristiche importanti, che vanno a sviscerare anche le connotazioni autistiche, sono state mandate un po’ in caciara. Inoltre, l’uscita tristemente sessualizzante di lui, che sembra essere un ragazzo perfetto, lo fa davvero uscire dal personaggio, quando parlare di attrazione fisica molto forte sarebbe stato più che sufficiente e meno degradante. L’uscita sull’elettricità statica non riesco a comprenderla: è difficile che due corpi si diano letteralmente la scossa e non penso che fosse un modo metaforico per dire che i due protagonisti facciano scintille, ma proprio un’alterazione sensoriale che le fa percepire le scintille… molto particolare davvero!

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    • Io ce l’ avrei una traduzione alternativa per il titolo italiano, anche se è offensiva, ma in questo caso è calzante: “Due strambi ne fanno uno normale”. Perché mi dispiace, ma Bea è la prima che usa su se stessa un termine così stigmatizzante quindi secondo me è la sola valida. Per non parlare del fatto che anche il disturbo di lui non è approfondito per niente. È stata epica la risposta di Francesco quando gli raccontavo la trama del libro, poi te lo racconto.
      Pure io nel mio ultimo fantasy ho due protagonisti legati da una forte attrazione fisica, ma il mio Gilbert non direbbe mai una cosa del genere pensando a Vittoria. Ci sono dei limiti da non superare anche se è un romanzo per adulti. La cosa delle scintille poi non ha nessun senso perché non sono così frequenti quando tocchi qualcuno, anche se quel qualcuno ti piace. Come ho detto in altri commenti, capisco che ora vada di moda questa dinamica in cui lei è scorbutica e stronza e lui sopporta le sue retrosie fino allo sfinimento, ma associare questo trope all’ autismo rischia dì dare l’ idea errata e non aiuta la causa. È una pessima scelta, a mio parere.
      Aggiungo anche che il richiamo a “Io prima di te” è voluto, l’ hanno pensata come una strategia di marketing per questo hanno scelto questo titolo così brutto. Siamo ai livelli di “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” tradotto con “Se mi lasci ti cancello “, un titolo che praticamente spoilera il significato del film, tra l’altro 🤦‍♀️

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      • E io ho il titolo del sequel del libro: io in contemporanea a te 😂 Concordo, l’eleganza anche nello scrivere certe cose non deve mancare mai 😶‍🌫️
        Odio qualsiasi dinamica in cui ci sia un personaggio scorbutico, che sia maschile o femminile… E concordo con te che in questo caso passa il messaggio che sia l’autismo a renderla sgradevole, quindi doppio danno 😒
        P.S: se mi lasci ti cancello continua ad essere imbattibile, ma anche questo si attesta tra le traduzioni peggio riuscite 😂

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        • Stavo pensando a come tradurre meglio il titolo e non è facile perché, ovviamente, ha una valenza molto simbolica e una traduzione letterale non ha senso quindi “Due sbagli fanno la cosa giusta” ovviamente non va bene, ma poteva essere una cosa tipo “Due metà si completano”, il titolo italiano non ha senso. Che significa? Se tu vieni prima di me significa che penso prima a me stesso/ a poi a te e in una relazione devi pensare anche all’ altro. È un titolo strano. In effetti lei è molto egoista ma dettagli. In inglese si dice “Grumpy x Sunshine” e io sarei anche d’accordo se con “Grumpy” uno intendesse “Serio e ligio al dovere” o “Che fa fatica ad aprirsi perché ha subito troppe delusioni.” Bea dovrebbe essere il secondo caso, ma per buona parte del libro è scorbutica senza un vero motivo visto che lui non fa assolutamente niente per meritarsi quell”atteggiamento. Infatti ha avuto un effetto molto estraniante vedere che lei messaggiava tranquillamente con la stessa persona che poi trattava a pesci in faccia dal vivo. Tra l’altro io credevo che il trope “Golden Retriever Boy(friend)”, che dovrebbe essere Jamie, fosse da intendere come “Ragazzo giocherellone e un po’ sciocchino che fa di tutto per far ridere la ragazza e farle vedere il lato positivo delle cose”, invece, purtroppo, è da intendere letteralmente con “Ragazzo – zerbino da trattare come un cane “. Non mi piace questa cosa perché sono gli stessi trope che a parti invertite sarebbero estremamente sessisti. Non è così che si ribaltano trope problematici, per niente. I miei personaggi maschili SONO fieramente Golden Retriever ( e anche Golden Boy, nel caso di Gilbert, che è nato ricco) perché vogliono far ridere tutti gli altri personaggi, comprese le protagoniste, ma non sono animali da compagnia, per niente. Mi dispiace che adesso ci sia questa tendenza a levare dignità ai personaggi maschili quasi per ripicca perché per anni eravamo noi donne a essere oggettivate. Che amarezza.

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          • Penso che intenda a livello temporale: tu prima di me eri mancante o vuoto, dopo di me hai assunto una nuova dimensione interiore. Concordo con te, non mi piace ritrovare personaggi che siano trattati a pesci in faccia o dove si manifesti qualsiasi forma di prevaricazione psicologica, sia che a perpetrarla sia il ragazzo che la ragazza della coppia. Non è così che si sconfigge il sessismo, anzi lo si usa per giustificare la creazione di coppie malsane e sbilanciate. Concordo con te che i personaggi che vogliono far ridere, che vogliono tirare su il morale siano meravigliosi, ma non sono degli zerbini e non la loro spontaneità non deve essere confusa con stupidità

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            • Non ne sono così convinta, ma ha senso la tua ipotesi sul significato del titolo. Io sono più propensa, come tanti altri, a pensare che lo abbiano reso così solo perché volevano richiamare Io prima di te dato che è un libro che parla di disabilità psichica, per quanto sia una categorizzato problematica quando si parla di autismo di fatto è lì che è inserito. Per il resto ne abbiamo già parlato ampiamente quindi sì, un personaggio deve sempre mantenere la sua dignità anche se il suo ruolo è tenere alto il morale di chi gli sta intorno. A me piace l’ idea del fidanzato Golden Retriever perché, se ci pensi, Francesco un po’ lo è, ma non con quella accezione perché mai e poi mai lo tratterei in quel modo. Il genere della persona c’entra poco, così come l’ orientamento sessuale dei personaggi ( perché sono certa che sia pieno di storia queer che usano male questo trope ), è disfunzionale in ogni caso levare dignità a una persona in questo modo.

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        • E comunque, non ironicamente, l’ autrice vuole dedicare un’intera serie a Bea e le sue sorelle , quindi questo libro non ha un sequel diretto ma uno spinn off con la seconda sorella che non è gemella. Ho già paura a immaginare come tradurranno il titolo a questo giro, guarda xD la sorella in questione è ADHD, se già il lavoro fatto sull’autismo è molto semplicistico s lei dovrebbe conoscere in prima persona questa condizione, non so cosa succederà con l’ ADHD visto che non so se ha anche questa diagnosi. Sarei pure curiosa di leggere questo libro ma non saprei 🙃

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    • Ah sì, aggiungo una nota a margine: lui è talmente sottone e senza dignità che a un certo punto la sorella di Bea lo chiama davvero “Westy”, capisci a che livelli arriviamo? Sta messo talmente male che a un certo punto la stessa persona che vuole che lui si metta a tutti i costi con lei lo paragona a un cane, ma povero. Mi sembra cattiveria gratuita. È vero che lui non ha una personalità se non essere un pediatra figo e perfetto che non ha pregiudizi su nessuno, ma anche meno, dai

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      • Non va assolutamente bene, non è una battuta di dubbio gusto, ma l’ha proprio declassato a puro animaletto da compagnia, togliendogli ogni dignità. Concordo che il personaggio di lui doveva essere ritratto in maniera migliore

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        • L’ unica nota positiva di questo libro è che i capitoli hanno canzoni come titoli e ne sto scoprendo di carine, ma per il resto proprio no. Si salva davvero poco e ormai ti ho fatto una testa così grande con questo libro che lo conosci bene anche senza averlo letto xD ti sei sorbita tutte le lamentele di sorta 🙃

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