Questo è un articolo che volevo scrivere da molto tempo, ma non ritrovavo il file e temevo di averlo perso. fortunatamente l’ho ritrovato e quindi posso parlarvene.
Quella che vi presenterò oggi è la bibliografia a tema autismo che ho realizzato durante il mio tirocinio presso la Biblioteca Tiziano Terzani nel 2021. Nella prima parte presento la biblioteca e la sua rivista, e nella seconda ho parlato del mio tirocinio curricolare.
La descrizione della bibliografia, dal titolo Raccontare l’autismo, romanzi e biografie per incontrare sguardi divergenti, è riportata nel secondo articolo citato, ma la copio anche qui:
” Curiosi di scoprire modi differenti di vivere la propria quotidianità? In questa selezione potrete trovare storie per raccontare la vita e le esperienze di chi ha una percezione divergente, ma non per questo meno ricca o più incomunicabile, della realtà. Il mondo dell’autismo è ancora spesso raccontato attraverso stereotipi o con un linguaggio a volte superato, come Sindrome di Asperger, rispetto al quale una proposta può essere quella di storicizzare termini medici non più utilizzati e forse anche fuorvianti. Questa piccola selezione vuole offrirvi un ponte tra due mondi apparentemente lontani. “
I titolo selezionati sono 15, lascerò la recensione di quelli che ho letto e, per quelli ancora da leggere, vedrò se scrivere due parole basandomi sulla trama:
Il primo è Ben X di Nick Balthazar, pubblicato nel 2010 da Giunti:
Trama:
Ben è diverso. Il suo mondo è online, dentro un videogioco nel quale è fortissimo. La sua vita reale, invece, è segnata da soprusi sempre più gravi e stupide prese in giro. Quando in chat conosce una ragazza, la misteriosa Scarlite, Ben trova il coraggio per uscire dalla sua infelicità. Un romanzo molto “forte” e realistico, nel quale l’autore riesce a coniugare registri “alti” e letterari con il linguaggio sintetico e i gerghi di Internet. Dal libro è stato tratto nel 2007 un film, per la regia dell’autore stesso, candidato agli Oscar come miglior film straniero per il Belgio nel 2007. Età di lettura: da 12 anni.
Di questo c’è anche il film, diretto dallo stesso autore del romanzo:
Parlare di bullismo è sempre importante, quindi penso che per i più piccoli possa essere interessante.
Il secondo è Horse Boy. Il viaggio di un padre per guarire il figlio di Rupert Isaacson, Rizzoli, 2009
Trama:
Por i suoi genitori, il piccolo Rowan è il mistero più grande. Perché lui non è come gli altri: è perso in un mondo fatto di lontananza, deserto di persone ed emozioni; la sua mente e immobile, chiusa in una gabbia di vetro infrangibile. La diagnosi dei medici è spietata: “disturbo pervasivo dello sviluppo”, che vuol dire autismo. E per Rupert e Kristin è una pietra tombale sul futuro del loro bambino, e la condanna a giorni fatti solo dei suoi silenzi attoniti, dei suoi movimenti ritmici e infiniti, della sua solitudine perfetta e inespugnabile. Finche, per caso, durante una passeggiata con il padre, Rowan fa conoscenza con Betsy, un magnifico cavallo dal pelo marrone e gli occhi intelligenti: tra i due e amore a prima vista. In sella a Betsy, Rowan sembra trovare una via d’accesso alla realtà che gli sta intorno. E goffamente, teneramente, comincia a comunicare le sue emozioni, i suoi entusiasmi, i suoi spaventi di bambino. Di fronte a questo straordinario spettacolo, Rupert decide di tentare con tutta la famiglia un’impresa disperata e insieme sorretta solo dalla speranza: un coraggioso viaggio con destinazione MONGOLIA. La terra dove, seimila anni fa, i cavalli furono addomesticati; la patria del popolo delle renne, tribù di sciamani che vive da sempre in simbiosi con gli spiriti della natura. Qui, tra riti antichissimi e cavalcate nel paesaggio mistico e selvaggio della steppa, la secolare sapienza dei guaritori sembra fare breccia nella mente di Rowan.
Anche da questo è stato tratto un film nel 2009:
Ho parecchie riserve, a partire dal sottotitolo, per poi passare a com’è scritta la trama, ma non voglio partire prevenuta. Non ho niente contro l’ippoterapia, lungi da me, ma parlare di “cura” legata alle neurodivergenze è sempre fuorviante. Non c’è nulla da guarire, perchè il nostro funzionamento è questo e semmai abbiamo bisogno di strumenti compensativi che ci aiutino a vivere meglio nella società, la terapia serve a questo e tentare di curarci è malsano. Se la terapia parte dal presupposto di “togliere” l’autismo non ci siamo proprio. Magari prima darò un’occhiata al film, dato che tanto la storia è la stessa.
Abbiamo poi Il mistero del London Eye di Sionbhan Dowd. Che ve lo dico a fare? Assolutamente sì! Anche se la prefazione della Agnello Hornsby è problematica, ma il libro è un gioiello e la nuova copertina è bellissima. Vedrò se leggere il sequel, Il mistero del Gungenhaim, ma, di sicuro, voglio leggere tutti i romanzi di quest’autrice, che, purtroppo, è scomparsa nel 2007 per un tumore. Ho fatto in tempo a rivalutare Il mistero del London Eye che fatto questa triste scoperta, con estremo rammarico. La recensione l’ho già linkata diverse volte, ma comunque la trovate scorrendo.
Poi Il motivo per cui salto di Naoki Higashida, di questo ne ho parlato tempo fa, trovate la recensione qui. Questo romanzo risulta assai complicato da reperire, a quanto mi dicono le persone che lo hanno letto a seguito della mia recensione, spero solo che sia presente nei cataloghi delle biblioteche delle varie città di provenienza, io l’ho letto così. Vi lascio anche quella del documentario derivato dal libro, perchè merita.
Abbiamo poi questo:
( Questa è la copertina che hanno loro, ma in realtà ce n’è una più recente)
Non lo so, a volte penso che dovrei provare a rileggerlo perchè, forse, sono troppo influenzata dal fatto che l’ho letto in fase di diagnosi. Comunque c’è anche uno spettacolo teatrale ispirato a questo romanzo, dove Christopher è interpretato da un attore autistico. Magari mi guardo quello.
Trailer dello spettacolo teatrale
Si passa poi a una graphic novel, Maria ed io, di Miguel Gallardo, pubblicata nel 2009 da Comma 22:
Trama:
Oggi Gallardo è, al pari di Xavier Mariscal, un illustratore di fama internazionale, e questo suo volume è diventato immediatamente un best-seller pluripremiato in Spagna. La particolarità del volume sta nel fatto che Gallardo ha realizzato il tutto in collaborazione con sua figlia Maria, che è affetta da autismo. Un problema quello dell’autismo che Gallardo affronta non solo tramite il suo punto di vista, ma anche con quello della piccola Maria, che trasforma tutto ciò che potrebbe essere tragico e gravoso in ironico e a volte decisamente esilarante. “Maria e io” spiega l’autismo agli adulti attraverso gli occhi di una bambina. Un volume frammentato tra fumetto e illustrazione, ricolmo di invenzioni visive, che dà la soddisfazione di credere ancora che fumetto e illustrazione possano, anzi, possono raccontare cose importanti.
Graphic novel autobiografica narrata dal punto di vista della bambina. Come idea è carina, sicuramente la recupererò. Soprassiedo su quel “affetta da”, perchè, purtroppo, ai tempi era fin troppo usato e molte trame sono scritte così.
Avevo inserito anche Molto forte, incredibilmente vicino di Safran Foer, perchè il protagonista spesso è indicato come autistic coded. Il romanzo devo ancora leggerlo, ma ho visto il film anni fa. Molto bello e toccante per il tema trattato, a prescindere dalla presunta neurodivergenza del protegonista. Non lascio la trama perchè dò per scontato che la conoscano tutti, dato che è un libro famoso.
Non poteva mancare Nowhere girls di Amy Reed, che ho scoperto essere quasi irreperibile e fuori catalogo. Questo romanzo merita maggior visibilità non solo per l’ottima rappresentazione dell’autismo, ma per il messaggio generale della storia. Ripropongo la recensione qui.
Segue Perchè non parli? di Mari Leimbach, Salani, 2006:
Trama:
Un matrimonio felice, quello tra Melanie e Stephen, che va in pezzi di fronte a una drammatica realtà: Daniel, il più piccolo dei loro due figli, è autistico. Stephen sceglie la fuga dalle responsabilità e abbandona la famiglia. Sola, Melanie, nella disperata ricerca di un aiuto, incontra Andy O’Connor, un terapeuta dai metodi non tradizionali. Un ciarlatano capace solo di alimentare false speranze, come dicono alcuni, o la persona giusta per Daniel? A Melanie basta assistere al primo incontro tra Andy e Daniel, vederli giocare insieme: “Lui lo renderà un ragazzino che s’infila i jeans da solo e corre a torso nudo in giardino con una mazza da cricket e una pallina. Troverà amici con cui farà gare giù per i pendii e battaglie ai giardinetti; sognerà di guidare auto da corsa e pilotare mongolfiere. Sarà normale, o quasi. E sarà felice”. Quello che Melanie ancora non sa è che Andy cambierà completamente la sua vita… Una storia commovente e ironica sulla forza dell’amore materno, sulla lotta quotidiana che molte donne conoscono: fare la cosa giusta per i propri figli, ma anche per se stesse.
La trama non parte nel migliore dei modi e l’idea dell’autismo come “mostro sfascia famiglie” non mi aggrada particolarmente perchè è la narrazione preferita di AutismSpeaks, che lucra molto sulla disperazione delle famiglie con figli autistici con livello massimo di supporto, disabilità cognitiva e non verbali. Però tutto sommato poi il resto si risolleva, magari gli darò una possibilità, un giorno.
Il successivo è Quello che non ho mai detto: io, il mio autismo e ciò in cui credo di Federico De Rosa, edito San Paolo e pubblicato nel 2014:
Federico è uno scrittore e conferenziere autistico adulto che si esprime grazie all’utilizzo di un computer. Questa dovrebbe essere la sua autobiografia. Dico di sì, perchè approfondendo la storia sua e di suo padre, Oreste, penso che vada divulgata molto di più per dare spazio anche alle narrazioni di tutte le persone averbali. Vale anche per tutto il resto della sua bibliografia da scrittore.
Ecco, ora arriviamo al punto problematico di questa bibliografia: Se ti abbraccio, non aver paura: il viaggio di Franco e Andrea di Fulvio Ervas. Non è Ervas il problema, ci tengo a specificarlo per evitare equivoci, ma il soggetto della biografia: non me la sento di mettere link, ma Franco Antonello è uno che sponsorizza la cura tramite le cellule staminali. Ervas ha raccontato un viaggio on the road di tre mesi in America in moto tra Franco e suo figlio Andrea, ripreso dall’autobiografia di Antonello Sono graditi visi sorridenti, viaggio da un santone che aveva lo scopo di guarire Andrea e narrato anche in un docufilm dove i nomi sono stati modificati… Ho letto la suddetta autobiografia, ma non sono mai riuscita a recensirla, perchè, con tutto il rispetto parlando, c’erano interi pezzi davvero complicati da razionalizzare e leggere in modo distaccato per quanto mi triggeravano. Il dolore è soggettivo, così come il sentirsi abbandonati dopo la diagnosi è un sentimento di molti genitori come Franco, ma lui e il suo atteggiamento quando va in tv con il figlio sono estremamente problematici.
Per fortuna il libro dopo risolleva il morale: Siate gentili con le mucche: la storia di Temple Grandin di Beatrice Masini, Editoriale Scienza, 2015. Beatrice Masini è tra le migliori autrici di libri per bambini e mi sembra una buona idea raccontare la storia di Temple Grandin ai più piccoli, dati che il film su di lei forse non è del tutto adatto. Ho parlato anch’io della Grandin per il suo compleanno, e ho anche analizzato il suosaggio sul pensiero visivo nell’autismo.
Siamo quasi alla fine: Smart di Kim Slater, Il Castoro, 2015:
Trama:
«Gli ho raccontato tutto. Gli ho detto che il senzatetto sembrava un mucchio di stracci nell’acqua. Gli ho detto che la polizia credeva che fosse ubriaco e che fosse caduto. Gli ho detto che io credevo che fosse stato assassinato.» C’è stato un omicidio, ma alla polizia non importa. In fondo il morto era solo un vecchio senzatetto. Per questo deve pensarci Kieran. Forse non è bravo a capire le emozioni della gente, ma è un genio del disegno e sa guanto contano i dettagli. E ha fatto una promessa: scoprirà cosa è successo veramente. Ma improvvisarsi investigatore non è facile quando abiti in un quartiere disastrato, hai un patrigno violento e il tuo unico amico è un ragazzo ancora più emarginato di te. Indizi e secreti pericolosi sono ovunque, non soltanto nel quartiere e in città, ma perfino in casa sua: per arrivare alla verità Kieran dovrà usare tutto il suo coraggio. Età di lettura: da 12 anni.
Finalista allo Strega ragazzi 2017, mi è stato suggerito più volte da una persona autistica con la quale ci scambiamo spesso consigli di lettura e siamo sempre più o meno sulla stessa lunghezza d’onda, quindi prima o poi arriverà senza dubbio il suo momento.
Il penultimo è un altro libro della Uovonero, pubblicato nel 2013: Tutt’altro che tipico di Norah Raleigh Baskin.
Trama:
Jason Blake ha dodici anni. È autistico e vive in un mondo di persone neurotipiche. Sa che ogni giorno qualcosa per lui andrà storto, ed è solo questione di tempo. Jason riesce a essere se stesso scrivendo racconti, che posta sul sito Storyboard. È qui che conosce una ragazza, PhoenixBird, che diventa la sua prima vera amica. Ma, insieme al desiderio di incontrarla, Jason è terrorizzato all’idea che se veramente si incontrassero lei vedrebbe soltanto il suo autismo e non il vero Jason. Un romanzo che parla di scrittura e di amicizia, viste da un personaggio con un cervello tutt’altro che tipico. Età di lettura: da 12 anni.
Con questa casa editrice potrei essere leggermente di parte, lo ammetto, comunque lo leggerò, non so quando. La trama promette bene.
E per finire, Un amico come Henry, Nuela Gardner, Sperling & Kupfer, 2008:
Trama:
Dale è un bambino autistico: irritabile, taciturno, è incapace di comunicare con il mondo circostante. Non riconosce nemmeno i suoi genitori, e la vita famigliare ne è quasi distrutta. Ma dopo anni in cui mamma e papa le tentano tutte per ottenere qualche piccolo progresso, la vita di tutti quanti viene trasformata dall’arrivo di un nuovo personaggio: un golden retriver di nome Henry. Sotto gli occhi increduli della famiglia, tra il bambino e il cane si instaura un rapporto sempre più vivace e profondo che piano piano aiuta Dale a uscire dal suo isolamento e a farlo diventare il simpatico e autosufficiente giovane uomo che è oggi.
Mi sembra una storia molto semplice e carina, il rapporto tra persona autistiche e animali è molto interessante da approfondire, anche Horse Boy dovrebbe trattare questo tema nella veste della pet therapy, ma tra i due penso che sceglirei questo.
Di titoli ce ne sarebbero stati molti altri, ma non li avevano, un esempio è la graphic novel La differenza invisibile delle autrici francesi Julie Dachez e M. Caroline, altri li avevano ma li ho scartati. Una specie di scintilla non era ancora uscito, ma Nowhere girls fa il suo lavoro come primo libro del cuore con una rappresentazione rispettosa, che mi ha fatto ignorare l’utilizzo del termine Sindrome di Asperger, perchè con un libro del genere vai oltre per tanti motivi.
Se avete letto qualcuno di questi, fatemi sapere, i commenti sono sempre aperti per ogni cosa.
A presto,
Cate Lucinda Vagni
Ps: Nell’immagine di copertina è rappresentato l’allestimento della bibliografia, fatto insieme alla mia tutor pensando a come dare la giusta visibilità a ogni libro. Non a caso, Nowhere girls è in primo piano. Questo lavoro è molto importante per me e sono felice di non averlo perso.
Grazie per questi consigli, qualcuno mi ha intrigato. Non ho mai letto direttamente di autismo, anche se l’ho incontrato marginalmente in un paio di libri di Torey Hayden. E fai bene a parlare male di Autism speaks.
Ho una lista di titoli anche nelle note del telefono e c’è anche Torey Hayden. Si, io rispetto le esperienze altrui e non voglio invalidare i sentimenti di nessun genitore, ma Autism Speaks terrorizza la gente inutilmente. Ho visto uno spot dal titolo “I am autism” che mi ha fatto accaponare la pelle perchè l’autismo viene personificato e demonizzato per far passare il messaggio che la famiglia si è sfasciata a causa del bambino appena diagnosticato. Mi ha triggerato tantissimo quello spot. Così come quelli dove lucrano su genitori che hanno evidentemente bisogno di un supporto reale e invece l’associazione usa il loro sconforto e le parole dette in quei momenti per avvalorare la propria tesi malsana sul fatto che il bimbo vada “neurotipicizzato” a tutti i costi. Per fortuna quest’associazione è stata smantellata a fine gennaio di quest’anno una volta per tutte, almeno così ho letto.
Autism speaks è il male assoluto, ha contribuito a perpetrare stereotipi malsani e disfunzionali, oltre che alimentare l’abilismo (anche interiorizzato).
Siate gentili con le mucche, Ben X, ma anche Perché non parli, in quanto mi piace analizzare come ragione il “nemico”. Mi piacerebbe anche Maria e io, ma per me leggere fumetti è uno stress sensoriale. E me ne dispiace.
Capisco 😊 rileggendo la trama di “Perchè non parli?” ho visto che in realtà non dovrebbe essere così drammatico come ho pensato leggendo la prima riga, perchè alla fine dice che la madre racconta la sua esperienza con ironia. Forse è meglio di quello che credo, rispetto a titoli come Horse Boy, che mi urta anche solo perchè il sottotitolo stesso parla di “guarire dall’autismo”, magari questo potrebbe stupirmi in positivo. Il modo in cui è scritta la trama di “Perchè non parli?” mi ha fatto venire in mente la comunicazione di Autism Speaks, ma non penso che il libro in sè c’entri con loro, ci tengo a specificarlo
questo articolo è da salvare e portare con sé in libreria o in biblioteca ❤️
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Grazie per questi consigli, qualcuno mi ha intrigato. Non ho mai letto direttamente di autismo, anche se l’ho incontrato marginalmente in un paio di libri di Torey Hayden. E fai bene a parlare male di Autism speaks.
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Ho una lista di titoli anche nelle note del telefono e c’è anche Torey Hayden. Si, io rispetto le esperienze altrui e non voglio invalidare i sentimenti di nessun genitore, ma Autism Speaks terrorizza la gente inutilmente. Ho visto uno spot dal titolo “I am autism” che mi ha fatto accaponare la pelle perchè l’autismo viene personificato e demonizzato per far passare il messaggio che la famiglia si è sfasciata a causa del bambino appena diagnosticato. Mi ha triggerato tantissimo quello spot. Così come quelli dove lucrano su genitori che hanno evidentemente bisogno di un supporto reale e invece l’associazione usa il loro sconforto e le parole dette in quei momenti per avvalorare la propria tesi malsana sul fatto che il bimbo vada “neurotipicizzato” a tutti i costi. Per fortuna quest’associazione è stata smantellata a fine gennaio di quest’anno una volta per tutte, almeno così ho letto.
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Autism speaks è il male assoluto, ha contribuito a perpetrare stereotipi malsani e disfunzionali, oltre che alimentare l’abilismo (anche interiorizzato).
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Eh già. Comunque, se posso sapere, quali libri ti hanno incuriosito della lista? 😊
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Siate gentili con le mucche, Ben X, ma anche Perché non parli, in quanto mi piace analizzare come ragione il “nemico”. Mi piacerebbe anche Maria e io, ma per me leggere fumetti è uno stress sensoriale. E me ne dispiace.
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Capisco 😊 rileggendo la trama di “Perchè non parli?” ho visto che in realtà non dovrebbe essere così drammatico come ho pensato leggendo la prima riga, perchè alla fine dice che la madre racconta la sua esperienza con ironia. Forse è meglio di quello che credo, rispetto a titoli come Horse Boy, che mi urta anche solo perchè il sottotitolo stesso parla di “guarire dall’autismo”, magari questo potrebbe stupirmi in positivo. Il modo in cui è scritta la trama di “Perchè non parli?” mi ha fatto venire in mente la comunicazione di Autism Speaks, ma non penso che il libro in sè c’entri con loro, ci tengo a specificarlo
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Grazie ancora, se dovessi imbattermi in quei libri, di sicuro darò loro una possibilità.
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Concordo in pieno con Claudia Ferretti! 🙂
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Grazie 😊
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Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido libro: https://wwayne.wordpress.com/2025/04/06/non-ti-lascero-mai/
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😊
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